COME UN CAPOLAVORO DI GIADA
Dinastia Qing (datato 1796)
Inchiostro e colore su seta
Cm. 172 x 103
Gli auspici espressi nella dedica lasciano presupporre che il ritratto sia stato dipinto dal vivo, quale omaggio di Zhang Konghui verso lo zio, nel rispetto della pratica confuciana della pietà filiale. Il pittore, che lavora seguendo i dettami della scuola Jiangnan, riserva qui la medesima attenzione sia alla rappresentazione del volto, fortemente caratterizzato, che alla resa del sontuoso costume di corte formale (chaofu), nello sforzo di trasmettere lo status dell’ufficiale, appartenente al quinto rango civile, oltre che la sua personalità. L’espressione umile e serena del viso, e in particolare le labbra distese in un accenno di sorriso, rimandano alla profonda saggezza di questo funzionario capace di rimanere in silenzio davanti a chi sbaglia oppure di usare la propria bocca solo per pronunciare sentenze di verità. E ancora, lo sguardo benevolo conferma la sua disponibilità per chiunque ne cerchi il consiglio, dimostrando così la sua indole altruista. Nel testo della dedica inoltre, il riferimento alla giada non è casuale ma costituisce un chiaro rimando alle cinque virtù di questa pietra associandole metaforicamente alle qualità dell’ufficiale. Il chaopao caratterizzato dai dinamici draghi affrontati e il bufu in damasco blu decorato con motivi noti come “i tesori del letterato”, sul quale spicca il superbo quadrato mandarinale, realizzato con una profusione di oro applicato sul retro del supporto in seta, rendono il costume semplicemente magnifico.
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