GIAINISMO LA RELIGIONE DELLA NON VIOLENZA

1.TRITTICO CON PARVA E DUE JINA
Gujarat
IX – X secolo
Lega di rame
Cm. 23, 4
Prezzo su richiesta

Al centro siede Parva, il XXIII Tirthankara, identificabile dal cappuccio di teste di cobra sul capo. E’ affiancato da due Jina, protetti da altrettanti ambrelli parasole, che indossano una veste che copre fianchi e gambe e che permette di identificarli come appartenenti alla setta Svetambara (“vestiti di bianco”). Il trono su cui siedce Parsva, che ha due attendenti femminili ai lati, è sorretto da due leoni. Sulla parte inferiore sono visibili al centro gli otto pianeti con ai lati i due yaksha di Parsva. Sarvanubhuti a sinistra e Ambika, con un bambino, sulla destra.

2. ALTARE DI RISHABANATH,PRIMO DEI 24 TIRTHANKARA
Bihar, IX secolo
Bronzo
cm. 19,4
Prezzo su richiesta
L’iscrizione sul retro recita: “Donato da Sadhuka”
The Jina collection
In prestito alla Freer Gallery of Art, Arthur M. Sackler, Smithsonian Institution, Washington
Frederick Schultz & Peter Marks Gallery
Collezione Siddharth K. Bhansali
Collezione Privata, Italia

E’ uno dei più antichi e esteticamente pregevoli altari Giaina, provenienti da importanti collezioni e pubblicato su numerosi testi di riferimento. Il dott. Pratapaditya Pal uno dei più noti studiosi di arte indiana, scrive: “Uno dei più elaborati ensemble sopravvissuti dall’India orientale, la scultura è una composizione vivace con Rishabhanath come Jina centrale… in contrasto con la sua incrollabile posizione meditativa, due vivaci portatori di ventagli in posture ondeggianti lo rinfrescano da entrambi i lati…

I due accoliti divini seduti ai lati… simboleggiano la prosperità e il benessere, l’uomo alla destra del Jina con il suo corpo robusto e la donna con un bambino. Entrambe le sette del giainismo identificano gli Yaksha e le Yakshi che assistono Rishabha come Gomukha e Chakreshvari, ma qui le figure sono chiaramente Sarvanubhuti e Ambika.

3. ALTARE DI RISHABANATH,PRIMO DEI 24 TIRTHANKARA
Gujarat, XIII – XIV secolo
Lega di rame
cm. 27
Prezzo su richiesta
Provenienza: Collezione privata, Italia

Rishabhanath, chiamato anche Adinath, è secondo la cosmologia giaina il primo dei 24 tirthankara dell’attuale ciclo temporale. Il Jina è posto al centro dell’altare circondato dagli altri 23 tirthankara alcuni eretti altri seduti. Sotto il trono dove siede Rishabhanath è visibile il toro, suo simbolo distintivo e sulla base sono posti gli otto pianeti. La struttura dell’altare, sebbene più elaborata, è la stessa degli altari prodotti in Gujarat tra il XIV e il XVIII secolo (Pagg. 64 – 67 del catalogo).

4. JINA NELLA POSIZIONE KAYOTSARGA
Karnataka, IX secolo
Lega di rame
Cm. 22,5
Prezzo su richiesta

Il Jina è stante nella posizione di “abbandono del corpo” (kayotsarga). E’ nudo perchè privo di legami con il mondo, immobile perchè il movimento crea karma. Le braccia sono parallele al corpo ma non lo toccano e le gambe sono separate, segno che ogni attaccamento fisico e spirituale è stato superato. E’ un Jina della setta Digambara (“vestiti d’aria”) e la mancanza sulla base del suo simbolo distintivo (lacana) non permette di identificarlo.

5. JINA CON SCENA DEVOZIONALE
India settentrionale, XI-XII secolo
Arenaria, cm 55 x 38
Ex Collezione Lionel Perrotte, Francia
Prezzo su richiesta

Appoggiato alla parete di un tempio, il Jina è nella posizione kayotsarga, di “abbandono del corpo”, nudo come i Tirthankara della setta Digambara, immobile perché eterno. Scolpito in profondità, il corpo sembra staccarsi dal fondo, è morbido, equilibrato, leggermente stilizzato in modo da accentuare la sensazione di armonia fisica e spirituale insieme. È affiancato da altri quattro Jina per comporre quella simmetria che ispira tutta l’arte del Giainismo. Il triplice ombrello della “Retta Fede, Retta Conoscenza e Retta Condotta” gli copre il capo.

In basso, sulla base ricoperta da un tessuto ricamato dove poggiano i piedi del Tirthankara, è descritta una intensa scena devozionale. Sulla destra tre figure accovacciate hanno il capo piegato in avanti e le mani giunte in segno di venerazione, subito dopo a sinistra un altro devoto è seduto davanti a un asceta, come per riceverne la benedizione. Scene di danza sono sommariamente scolpite alle estremità.

6. JINA STANTE
India settentrionale
XII / XIII secolo
Pietra, H. cm 11
Prezzo su richiesta

Il Jina  è nella posizione di “rinuncia del corpo” (kayotsarga) davanti a un portale con due colonne decorate con foglie dell’albero di Ashoka (saraca asoca), detto anche “albero senza dolore” e considerato una pianta sacra in tutta l’India. Le foglie dell’albero di Ashoka compaiono soprattutto nell’arte jaina dell’India settentrionale e la loro presenza sulle colonne intorno a questa piccola scultura permette di collocarla in questa area artistica.

Il Jina è scolpito a tutto tondo; il corpo pieno e ben modellato guarda a un sensuale realismo piuttosto che a un modello di ideale spiritualità, mentre il viso ha un’espressione che si potrebbe dire assente ma nello stesso tempo profondamente presente. Il capo è coperto di riccioli, i lobi sono allungati, le spalle dolcemente arrotondate, le mani e i piedi modellati nel dettaglio.

7. DUE JINA STANTI
Sud India, Karnataka
XII/XII secolo
Pietra
H. cm 12
Prezzo su richiesta

Nella stele i due Jina mantengono una certa fisicità ma le spalle sono più squadrate, le braccia più allungate e il corpo stilizzato secondo lo stile caratteristico delle statue jaina del Karnataka. L’impressione è quella di due figure al di là dello spazio e del tempo: immobili nell’eternità come vuole la filosofia jaina.

8. FRAMMENTO ARCHITETTONICO CON 3 JINA
Gujarat o Rajasthan
Marmo, cm 51,5 x 23
Prezzo su richiesta

Nei templi giaina le statue dei Tirthankara sono inserite in cappelle o altari alle quali si accede attraverso un portale scolpito con varie immagini, e questo frammento è una parte di uno di questi portali (parikara). Tutte le figure sono inerite in nicchie separate da  colonne e scolpite con un profondo altorilievo. Lo sfalsamento tra le  nicchie dove siedono i tre Jina e quelle laterali serve a rompere la rigidità della struttura e crea una sensazione di movimento accentuato dal gioco naturale di luci e ombre. Il portale è quindi una elaborata cornice che esalta per contrasto l’assoluta semplicità delle statue dei Jina  poste al centro. Tre Tirthankara siedono in nicchie a sbalzo, affiancati da coppie di attendenti.

A destra, sorretti da una mensola, sporgono un elefante sormontato da un animale mitologico (yali). I secoli ma soprattutto il continuo contatto fisico con i devoti hanno smussato i lineamenti dei Jina, dando al marmo una sorta di piacevole morbidezza. Lo stile delle colonne, che sembrano composte da sezioni  sovrapposte, è tipico dei templi jaina e hindu del Rajasthan e del Gujarat. La veste indossata dagli attendenti suggerisce che il tempio da cui proviene questo frammento appartenesse alla setta Svetambara.

Pubblicato :
Tirthankara. Jain art from Italian collections,pag 24.

9. JINA NELLA POSIZIONE KAYOTSARGA
Rajasthan
XV secolo
Marmo di Makrana
Cm. 26
Prezzo su richiesta

Nella nicchia formata da due sottili colonne sormontate da un arco molto elaborato è inserito uno dei due attendenti che talvolta affiancano un Jina. Ha le spalle larghe e i fianchi stretti; le lunghe braccia e le lunghissime gambe gli danno un ulteriore slancio, come verso l’infinito. Le mani dei devoti lo hanno accarezzato per secoli rendendo il marmo morbido, lucido, quasi trasparente: così questo corpo già etereo per la forma, diventa come evanescente.

Sui fianchi porta la veste dei monaci Svetambara con un cordone a zig-zag che scende tra le gambe, simbolo di regalità. Tutto diventa minuscolo di fronte alla sua altezza, come il portatore di flabello alla sua destra, il cui dinamismo contrasta con l’immobilità del sacro attendente. Sullo stesso lato, più in alto, un elefante garrisce con la proboscide alzata e un animale fantastico (yali) sembra voler uscire dalla pietra.

10. SHRI SIMANDHARA SWAMI
Gujarat
Inizi XX secolo
Marmo, H. cm 23
Prezzo su richiesta

Il Jina Simandhara vive nella regione chiamata Mahavideha (la Terra della Conoscenza) di fianco al Monte Meru, ha 150.000 anni e ne deve trascorrere altri 125.000 prima che il suo karma si esaurisca e il suo spirito-Jiva torni alla purezza originale. La sua vita – o meglio, il processo di purificazione durato innumerevoli incarnazioni – è leggendaria e descritta in alcuni testi. Questa statua lo rappresenta nella classica posizione del loto. I lobi allungati sono segno di saggezza e sul petto spicca lo shrivatsa, un fiore stilizzato, simbolo dello sbocciare dal cuore della sua infinita Conoscenza.

Il viso è mosso da un leggero sorriso, che in un certo senso lo rende “umano” anche se, secondo i canoni, il Tirthankara è per sua natura imperturbabile. La statua ha ancora tracce della policromia che un tempo la ricopriva, come è tradizione per le immagini in marmo soprattutto in Rajasthan. La veste che copre i fianchi indica che proviene da un tempio Shvetambara. La scritta in gujarati (la lingua del Gujarat) incisa sul trono riporta il suo nome.

Pubblicato :
Tirthankara. Jain art from Italian collections, pag 60.

11. SHANTI
Rajasthan
Datato 1471 (Samwat 1528)
Marmo
Cm 36 x 31 x 15
Prezzo su richiesta

Shantinath, il sedicesimo Tirthankara, riconoscibile per l’antilope incisa al centro del cuscino, medita nella “posizione del loto” (padmasana). È scolpito come fosse un vero corpo, con volumi pieni e ben modellati ma tanto leggero da sembrare quasi sospeso, anche per il colore diafano della pietra. Al centro del petto spicca lo shrivatsa, simbolo della Perfetta Conoscenza dei Tirthankara. Gli occhi sono aperti ma lo sguardo è rivolto all’infinito dato che i Jina non hanno contatti con il mondo. Intorno ai fianchi si scorgono le pieghe della sottile veste inferiore, segno che la statua era destinata a un tempio della setta Shvetambara.

Le iscrizioni sui quattro lati del cuscino riportano questa iscrizione e l’anno in cui l’opera fu consacrata:

Nel luminoso X giorno del mese di Phālguṇa (febbraio/marzo) dell’anno VS 1529 [= 1473 CE] la laica Nāraṃgade, madre di [Āryikā] Jinamati [che è/fu] allievo di Āryikā Kalyāṇaśrī, [che fu] iniziato da Ācārya Vidyānandi della comunità Mūla del lignaggio di Kundakunda Ācārya, fece consacrare questa immagine di Śāntinātha

12. ARCO DEL PORTALE DI UN TEMPIO
Rajasthan
XVIII/XIX secolo
Marmo di Makrana
Cm. 66 x 123 x 15
Prezzo su richiesta

In India l’ingresso a un tempio, sia esso indù, giaina o buddhista, è costituito da un portale ad arco (torana) finemente scolpito. Simile all’arco di trionfo che dai tempi dell’impero romano era un simbolo imperiale o la celebrazione di un vittorioso condottiero, in India l’arco viene depurato dal significato mondano e diventa simbolo dell’accesso a uno spazio sacro, spirituale. Questa struttura ad arco (parikara) è quindi la parte superiore del portale di tempio giaina. L’arco è diviso in quattro sezioni che partono e terminano nella bocca di otto elefanti; al centro e alla sommità sono poste tre edicole con le figure di altrettanti Jina della setta Digambara (vestiti d’aria). Ha la forma sinuosa di un serpente ed è ricoperto di petali di loto che ricordano le squame e la cresta di un drago primordiale da cui emergono le figure eterne dei tre Jina. Le tre teste di serpente sopra la figura centrale permettono di identificarla come Parsvanatha, il XXIII Tirthankara che ha come simbolo distintivo proprio questo rettile.

Nella parte posteriore, dietro ogni edicola, è scolpito un grande shrivatsa  (uno degli otto simboli di buon auspicio del Giainismo) simbolo della Conoscenza che come un loto o un diamante sboccia dal petto di ogni Tirthankara. La ricchezza dell’intaglio rimanda ai grandi santuari giaina del Monte Abu e di Ranakpur, veri gioielli architettonici scolpiti con la stessa raffinata precisione con cui si lavora un gioiello. La ricerca della perfezione estetica è d’altra parte un elemento importante nella devozione giaina, che ritiene che tanto più prezioso è il materiale di un tempio o di una statua e maggiore è la sua efficacia per acquisire karma positivo. Il marmo con cui è stato scolpito proviene dalle cave di Makrana ed è lo stesso usato nei più importanti monumenti indiani come il Taj Mahal.

Pubblicato:
Tirthankara. Jain art from Italian collections, pag 46.

13. UN ESSERE CELESTE
India settentrionale
XI/XII secolo
Arenaria
H. Cm 51
Prezzo su richiesta

Questa statua appartiene alla categoria delle figure minori che in epoca medioevale ricoprivano le pareti dei templi sia hindu che giaina. Portatrici di flabello, danzatrici, esseri volanti, guardiani del tempio, animali mitologici e molti altri avevano lo scopo di celebrare la gloria divina. È nella classica posizione della scultura indiana “della triplice flessione” simbolo di movimento e armonia, porta il lungo cordone brahamanico e sul petto sporge lo shrivatsa giaina.

Esempi simili:
The Peaceful Liberators, pag. 192

14. GUARDIANO DEL TEMPIO
Gujarat, Patan
XI – XII secolo
Arenaria, cm 57 x 28
Prezzo su richiesta

La zona di Patan è celebre per la qualità dell’architettura in legno e pietra lavorate con straordinaria abilità come in questo raffinato frammento di un portale. Rappresenta uno dei due guardiani (Dvarapala) posti sulle colonne di ingresso del tempio con una lunga mazza con la quale allontanava o annunciava un visitatore. È inserito in una nicchia con un arco cesellato come un gioiello anche se è di pietra ed è affiancato da due portatrici di flabello ricoperte di ricchi gioielli.

15. ALTARE CON JINA STANTE
Karnataka
XIV/XV secolo
Fusione di bronzo
Cm 29
Prezzo su richiesta

È stante nella posizione di “abbandono del corpo”, è nudo perché privo di ogni attaccamento, è immobile perché il movimento contamina lo spirito, è privo di espressione perché libero da ogni sentimento. Il corpo dei Jina, pur mantenendo l’aspetto umano anche se stilizzato con linee purissime, diventa un esempio, un concetto, un ideale spirituale che il fedele deve riflettere dentro di sé per purificarsi dal karma. È inutile rivolgersi a un Jina per chiedergli di esaudire una preghiera perché ormai è puro spirito, non-creato, immortale e privo di pensiero perché anche il pensiero è fonte di karma.

In questo altare il Jina è protetto da un triplice ombrello simbolo di Retta Fede, Retta Conoscenza e Retta Condotta; di fianco alle spalle ha due flabelli. Le due figure ai piedi sono i suoi attendenti, divinità cooptate dal pantheon hindu. Quella di sinistra, femminile, ha quattro braccia mentre quella maschile, di destra, ne ha due. Il contrasto tra il corpo rigido e immobile del Jina e quello danzante della “triplice flessione” degli dèi hindu evidenzia due diverse visioni filosofiche e artistiche. L’inflessibile ascetismo giaina si esprime con una rigidità che vuole trascendere il corpo mentre l’arte hindu privilegia forme animate da una gioiosa vitalità.

16. ALTARE DI SHANTI CON I 24 TIRTHANKARA
(Chaturvimshati-patta)
Gujarat, datato 1532
Lega di bronzo con argento e rame
Cm 26,5 x 17 x 6,5
Prezzo su richiesta

Gli “altari” in metallo con la serie completa dei 24 Tirthankara riproducono la forma dell’ingresso dei templi e delle celle dove sono poste le immagini sacre (parikara). Al centro siede in meditazione Shanti, il XVI Tirthankara, identificabile grazie al cervo, il suo simbolo distintivo, inciso sotto il trono sostenuto da elefanti e leoni. È l’unica figura a tutto tondo; ha gli occhi e lo shrivatsa sul petto in argento ed è protetto da un parasole sul quale due elefanti versano acqua lustrale. La parte centrale che comprende Shanti affiancato da due Jina seduti e due stanti è separata da una serpentina floreale. Le vesti portate sui fianchi dai due Tirthankara eretti indicano che l’altare era dedicato a un tempio della setta Shvetambara. Gli altri 19 Tirthankara si trovano su due file laterali e nel timpano.Come dice il suo stesso nome (Shanti, Pace, Natha, Signore), il Tirthankara Shanti è associato alla pace, alla scomparsa delle calamità e dei sentimenti negativi.

Secondo i testi che raccontano la sua vita, Shanti è il XVI dei 24 Tirthankara dell’attuale Ciclo Cosmico e lo collocano in un’epoca talmente remota da essere considerata, secondo il nostro concetto del tempo, fuori dalla Storia. Era alto 37 metri e nella sua ultima incarnazione visse centinaia di migliaia di anni prima di raggiungere la Liberazione (moksha). L’altare è diviso in settori e caselle, dove ogni singola figura ha il proprio spazio. Questa rappresentazione rispecchia la ricerca di armonia attraverso un ordine geometrico tipico della cosmologia giaina. Le figure disposte in modo simmetrico sono tutte traforate e appaiono come sospese nell’aria, con un effetto che alleggerisce la complessità dell’altare. Dall’iscrizione sul retro, l’altare è stato commissionato nel 1532 per il tempio del villaggio di Anand in Gujarat.

Esempi simili:
Steps To Liberation, pag. 158
Victorious Ones, pag. 202

17. ALTARE DA VIAGGO
Gujarat
XV – XVI secolo
Lega di bronzo
H. cm 6,5
Prezzo su richiesta

È un piccolo altare diviso in due parti che possono esser unite: l’altare vuoto come una cornice con due Tirthankara eretti e la statuina di un Jina seduto nella posizione del loto che può essere inserita o asportata dall’altare. Probabilmente era un piccolo altare da viaggio. È molto consumato e le scritte sul retro non sono decifrabili.

18. ALTARE DI SHANTI
Gujarat, datato 1448
Bronzo, argento e rame
H. cm 18
Prezzo su richiesta

Al centro siede in meditazione Shanti, il XVI Tirthankara identificabile per la dedica incisa sul retro. È affiancato da due Jina seduti e due stanti. L’iscrizione sul retro recita che è stato donato da Shri Vidha Sarsuri

19. ALTARE DI VIAGGIO RAFFIGURANTE
Gujarat, datato 1511
Bronzo, argento e rame
H. cm 14,7
Prezzo su richiesta

È un altare dedicato a Adinatha (Rishabha ) il primo dei 24 Tirthankara, offerto da Shri Rataneshi Surishwar come recita l’iscrizione sul retro. Ha la stessa struttura dell’altro ma il colore oro del metallo e la luce che filtra tra i profili delle figure creano un effetto di luminosa sacralità.

DIPINTI

20. I “Due continenti e mezzo” (Adhaidvipa)
Gujarat, XVII – XVIII secolo
tempera su cotone
cm 87 x 93
Prezzo su richiesta

21. I “Due continenti e mezzo” (Adhaidvipa)
Rajasthan, XIX – XX secolo
tempera su cotone
cm 44 x 48
Prezzo su richiesta

22. IL PADIGLIONE DEL SERMONE UNIVERSALE (Samavasarana)
Rajasthan, inizi XX secolo
tempera su cotone
cm 84 x 72
Prezzo su richiesta

Il dipinto illustra il primo sermone che un Jina dà dopo aver ottenuto la Conoscenza Perfetta. Il padiglione del sermone è formato da tre anelli concentrici, divisi da mura merlate, al centro dei quali, su un’alta pedana, emblema del Monte Meru, siede il Tirthankara. Nel dipinto se ne vedono quattro orientati verso i punti cardinali perché la predica è rivolta al mondo intero. L’accesso ad ogni anello avviene attraverso quattro scalinate; di fianco ad ogni ingresso due elefanti con un fior di loto nella proboscide accolgono i devoti. L’anello esterno è occupato da portantine e carri di varie fogge, simbolo del mondo degli uomini e degli dèi venuti per ascoltare le sante parole, mentre il secondo anello è popolato solo di animali e uccelli di ogni specie. Nel terzo infine compaiono divinità hindu, laici, aristocratici, monache e monaci vestiti con l’abito bianco della setta Shvetambara.

Sulla pedana centrale ricoperta di fiori quattro dèi e dee alzano il flabello per onorare il Tirthankara. All’esterno del padiglione si vedono vari templi con immagini di Tirthankara (uno li contiene tutti 24), delle impronte dei loro piedi, di tamburi, lampade rituali e vasche con fiori di loto. Le due iscrizioni in alto e in basso indicano ”La Porta di Ingresso del Dharma” e le quattro lungo le mura esterne recitano le quattro regole del Giainismo: Rendo omaggio alla Conoscenza, all’Austerità, alla Retta Condotta, alla Giusta Fede.  Quando il Tirthankara insegna la Dottrina tutto il mondo si raccoglie per ascoltarlo: il dipinto è dunque la rappresentazione della fede giaina e del suo valore universale.

Esempi simili:
Steps to Liberation pag. 169
The Peaceful Liberators pag. 236
The Jain Cosmology, pag. 45

23. YANTRA CON MANTRA
Rajasthan
XX secolo
Inchiostro e tempera su carta
cm 47 x 37
Prezzo su richiesta

Il dipinto è un diagramma (yantra) che si sviluppa intorno al Monte Meru, il cerchio color oro al centro – con le sillabe mistiche HRIM e OM sui quattro punti cardinali-  dal quale si allargano quattro quadrati che si incrociano e si sovrappongono. Questo primo schema è inserito in un quadrato che sembra formato da spesse mura che ricordano la struttura di un mandala; agli angoli esterni sono posti quattro Jina, sopra i quali vi sono formule numeriche. Questo primo yantra è racchiuso in un quadrato dai lati concavi dove sono dipinti quattro gruppi di tre Jina.

All’esterno infine si leggono invocazioni in versi (mantra) rivolti ad alcuni Tirthankara, divinità hindu e Illuminati giaina. Lo yantra è uno schema grafico rituale talvolta associato a una formula da recitare (mantra) che un maestro insegna a un allievo laico o sacerdote. Yantra e Mantra contengono un potere mistico ma anche magico che aiuta chi lo recita, lo medita o lo porta con sé come un talismano.

24. I 24 TIRTHANKARA
Rajasthan
XIX secolo
tempera e oro su carta
cm 50 x 39
Prezzo su richiesta

Secondo il Jainismo durante alcuni dei  periodi che compongono un Ciclo Cosmico si manifestano 24 Tirthankara: “Creatori del Guado”, il passaggio che permette di attraversare la corrente delle reincarnazioni. Sono Esseri non-creati e eterni, privi di ogni realistico carattere fisico, sono Maestri, Profeti, esempi di quella perfezione morale alla quale deve aspirare ogni fedele giaina.  Sono quindi tutti uguali e indistinguibili ma la necessità di  renderli riconoscibili nel ciclo storico durante il quale vivono li associa a 24 simboli distintivi (lanchana). In questo dipinto i 24 Tirthankara sono divisi in cinque file, collocati in ordine cronologico, dal capostipite Adinatha-Rishabha, il primo in alto a sinistra, sino al XXIV Mahavira, l’ultimo in basso a destra. I Tirthankara racchiudono come una cornice i 24 simboli che permettono di riconoscerli, dal primo, il toro di Adinatha al leone di Mahavira, l’ultimo della nostra era.

In basso, di fianco a una coppia di elefanti bianchi che fronteggiano un tridente, si vedono una divinità maschile con quattro braccia e una femminile con otto, seduta su un fior di loto. Sono divinità hindu assimilate al pantheon giaina, divenute assistenti (yaksha e yakshi) dei Maestri. In alto, racchiusa in un cartiglio d’oro, si legge una invocazione (mantra) verso quelle figure spirituali (Arihant, Siddha e Tirthankara) che hanno raggiunto la perfetta purezza dell’anima. Il dipinto è un quadro sinottico dei Maestri rappresentato secondo una divisione geometrica e simmetrica dell’arte giaina, simbolo di armonia e equilibrio ma in questo caso alleggerita da un piacevole gusto cromatico.

Esempi simili:
Being Jain, pag 29

25. ADORAZIONE DI PARSHVA
Rajastan, scuola di Mewar
XIX secolo
Tempera e oro su carta
Cm 22 x 31
Prezzo su richiesta

È Parshva, il XXIII Tirthankara riconoscibile per le sette teste di cobra che lo proteggono. Siede all’interno di una “grotta” formata dalle spire intrecciate del serpente posta alla sommità di una montagna, il mitico Monte Meru, asse dell’Universo. Su due montagne laterali una coppia di figure con un fiore di loto e un flabello lo onorano, sono due divinità hindu diventate nell’iconografia giaina attendenti (yaksha e yakshi) del Tirthankara. In alto separati dalle nuvole si vedono il sole e la luna dal volto umano. Il contrasto cromatico tra il nero del serpente, l’oro del Jina e il rosa delle montagne è molto forte e proietta le tre figure in un cielo praticamente infinito. Il colore canonico di Parsva è il verde, che può essere talvolta sostituito dall’oro che racchiude tutti i colori dell’iride.

26. DEVOZIONE SOTTO IL MONSONE
Rajastan
XIX secolo
Tempera su carta
Cm 15 x 20
Prezzo su richiesta

Un gruppo di otto monache con la mascherina per non respirare le più piccole forme viventi, si avvicina alla grotta dove vive il santo Acharya Tapasvi, asceta della corrente Digambara, nudo poichè “vestito d’aria”; una monaca sale fino alla grotta, si inginocchia e si rivolge al santo. Sadhvi è il nome delle monache che vivono di elemosina, praticano l’ascesi e sono tenute a seguire cinque voti: non-violenza, non menzogna, non rubare, astinenza e non attaccamento.

La scena è dominata dalla potenza del monsone: i lampi illuminano le nuvole e la pioggia scrosciante oscura il paesaggio ma non distoglie lo sguardo delle monache, concentrato sull’asceta. Solo la collina dove vive il sant’uomo emerge dall’oscurità, mentre due alberi lussureggianti e dai colori brillanti proteggono tre delle pellegrine in attesa. È la rappresentazione della fede giaina, indifferente alle avversità e quindi più forte di una natura ostile.

27. DUE MONACI RICEVONO UN RAJA
Scuola di Jaipur
XIX secolo
Tempera su carta
Cm 12 x 22
Prezzo su richiesta

Nel padiglione di marmo due asceti della setta Stanakavasi ricevono l’omaggio di un raja e della sua famiglia. I monaci donano agli uomini le mascherine rituali e da loro ricevono rotoli di preghiere. Alle spalle del principe, due giovani monache in abito bianco si prostrano in segno di rispetto; entrambe impugnano lo scopino col quale spazzano la strada davanti ai loro piedi per non calpestare alcuna forma di vita.

Sotto un albero splendente di fiori rossi tre donne della famiglia regale osservano la scena sedute su una pedana. È una scena di sincera devozione in un’atmosfera di serenità. Il bordo del dipinto è ricoperto di iscrizioni nel dialetto del Rajasthan, che recitano probabilmente i nomi dei personaggi raffigurati.

QUATTRO EPISODI DELLA VITA DI NEMI

I dipinti illustrano quattro episodi della vita di Nemi detto anche Arishtanemi, il XXII Tirthankara. La leggenda vuole che egli fosse cugino da parte paterna del dio hindu Krishna al quale -sembra- insegnò alcuni dei princìpi del jainismo. Arishtanemi nacque 581.000 anni dopo il XXI Tirthankara, visse 1000 anni e precedette il XXIII Jina -Parshva- di 81.000 anni. Passò gran parte della sua vita predicando i princìpi della non-violenza e dell’ascetismo. Raggiunse la Liberazione dal ciclo delle reincarnazioni sul monte Girnar, in Gujarat dove sorge un tempio dedicato a lui.

28. LA NASCITA DI NEMI
Rajasthan, scuola di Deoghar
XIX secolo
Tempera su carta
Cm 15 x 20
Prezzo su richiesta

La miniatura è divisa in due parti. A destra la madre sdraiata in un ambiente domestico  ha appena partorito Neminatha, il futuro XXII Tirthankara. A sinistra Indra, il re degli dèi hindu (presente anche nella mitologia giaina e buddhista), siede sulla cima del Monte Meru, abbraccia l’infante Neminatha sul suo grembo mentre due elefanti bianchi gli fanno il primo bagno aspergendolo con l’acqua di due contenitori d’oro.

29. IL MATRIMONIO E LA RINUNCIA DI NEMI (Aristanemi)
Rajasthan, scuola di Deoghar
XIX secolo
Tempera su carta
Cm 15 x 20
Prezzo su richiesta

Il matrimonio del Jina con Rajamati era fissato ed egli arriva alla reggia del suocero Ugrasena sul cocchio trascinato dall’elefante bianco con sette proboscidi di Indra, il re degli dèi; anche Krishna viene a riceverlo. Ma nel recinto di fianco al palazzo Neminatha sente il pianto degli animali che sarebbero stati sacrificati e, memore dell’amore che aveva per gli animali quando era un giovane pastore, decide che non vuole essere causa di sofferenza e morte. Abbandona quindi la scena per diventare prima monaco, come farà anche la sposa mancata, e poi il XXII Tirthankara.

 La leggenda vuole che egli fosse cugino da parte paterna del dio hindu Krishna al quale -sembra- insegnò alcuni dei principi del Giainismo. Aristanemi nacque 581000 anni dopo il XXI Tirthankara, visse 1000 anni e precedette il XXIII Jina- Parsvanatha- di 81000 anni. Oltre alla descrizione di un evento leggendario, il dipinto esprime in modo apologetico il messaggio più importante della fede giainista: il rifiuto di qualunque forma di violenza (ahimsa), in questo caso il sacrificio di animali.

30. LA PREDICA DI NEMI
Rajasthan, scuola di Deoghar
XIX secolo
Tempera su carta
Cm 15 x 20
Prezzo su richiesta

31. LA PREDICA DI NEMI
Rajastan
XIX secolo
Tempera su carta
Cm 15 x 20
Prezzo su richiesta

Le miniature illustrano due diversi momenti della predica di Neminatha, il XXII Tirthankara della nostra era. E’ di colore blu e siede su un triplice trono che rappresenta il “Triplice Gioiello” della dottrina giaina: Retta Fede, Retta Conoscenza e Retta Condotta. Due attendenti lo onorano con un flabello e due devoti o sacerdoti della setta Svetambara “Vestiti di Bianco” impugnano lo scopino con il quale i pellegrini puliscono la strada per non calpestare qualunque forma di animale. Il Jina siede in uno spazio circolare circondato da alte mura con quattro ingressi.

Nella miniatura in alto due gruppi di quattro figure incoronate ascoltano la predica con le mani in preghiera e indossano abiti di colore diverso, che rappresentano le differenti categorie di fedeli. In quella in basso due figure incoronate scendono dal cielo su un vascello volante mentre altre quindici, forse l’assemblea degli dèi hindu, ascoltano Neminatha.

L’iscrizione recita:
“Neminath-ji viene iniziato e tutti gli Dèi e le Dee predicano dal cielo”

32. PORTAMANOSCRITTI
Gujarat
XIX secolo
Cartone, seta e filo oro
Cm 15 x 30
Prezzo su richiesta

I libri giaina sono composti di pagine di forma rettangolare che vengono sfogliate dal basso verso l’alto. I fogli sono riposti in un contenitore, piegato in due, che ne copre interamente un lato mentre dell’altro ne lascia scoperta la metà per rendere leggibile il titolo del libro. Le “copertine” sono composte di carta pressata ricoperta di lacca e infine dipinte, oppure di stoffa finemente ricamata o di metalli preziosi. Il lato completo di questa copertina è decorato con le quattordici immagini apparse in sogno a Trishala al momento del concepimento di Mahavira, il XXIV Tirthankara.

In alto da sinistra: l’elefante bianco, il toro bianco, il leone bianco in una forma composita, la coppia di ghirlande, lo spicchio di luna con una gazzella al centro, il sole, l’insegna regale, Shri la dea della prosperità, il vaso, il lago del loto, il vascello nell’oceano, il palazzo degli dèi, la pila dei gioielli, il fuoco senza fumo. Sul lato basso compaiono gli otto simboli di buon auspicio del Giainismo: la svastika; lo shrivatsa simbolo della Conoscenza che nasce dal cuore posto sul petto di ogni Tirthankara; il fior di loto, la purezza raggiunta; lo specchio; il trono divino; il vaso dell’abbondanza; la coppia di pesci e infine il nodo senza fine. Tutti questi simboli sono accuratamente ricamati con filo d’oro.

Esempi simili:
Steps to Liberation, pag. 101-103
Inde. Reflets de mondes sacrés, pag. 206

33. PAGINA CON PUNIZIONI INFERNALI
Gujarat
XVIII secolo
Tempera su carta
Cm 12 x 26
Prezzo su richiesta

Nella cosmologia giaina gli Inferni (Naraka) sono collocati sotto il mondo dove vivono gli uomini (Madyaloka) nella parte inferiore dell’Universo (Lokakasha) e sono divisi in sette mondi. Come nella mitologia greca anche in quella giaina è un fiume –Vaitarani– che divide il mondo degli uomini dagli Inferni. Ogni mondo contiene milioni di “sotto-inferni” ciascuno con differenti punizioni a seconda della gravità della trasgressione commessa e dall’accumulo di karma negativo. La permanenza nell’inferno è temporanea ma può durare miliardi di anni. La descrizione degli Inferni, del calcolo delle loro dimensioni e delle pene inflitte è contenuta in un testo del XII secolo. Il fronte (recto) di questa pagina mostra due figure trafitte da un serpente e da una lancia, due delle innumerevoli torture dell’inferno mentre il retro (verso) è il diagramma degli inferni dove sono comminate queste punizioni.

Esempi simili:
The Jain Cosmology, pag. 67 e 81

34. IL SOLE, LA LUNA E UN ECLISSI
Gujarat
XVII secolo
Tempera su carta
Cm 11,5 x 26
Prezzo su richiesta

Nella cosmologia giaina gli Inferni (Naraka) sono collocati sotto il mondo dove vivono gli uomini (Madyaloka) nella parte inferiore dell’Universo (Lokakasha) e sono divisi in sette mondi. Come nella mitologia greca anche in quella giaina è un fiume –Vaitarani– che divide il mondo degli uomini dagli Inferni. Ogni mondo contiene milioni di “sotto-inferni” ciascuno con differenti punizioni a seconda della gravità della trasgressione commessa e dall’accumulo di karma negativo. La permanenza nell’inferno è temporanea ma può durare miliardi di anni. La descrizione degli Inferni, del calcolo delle loro dimensioni e delle pene inflitte è contenuta in un testo del XII secolo. Il fronte (recto) di questa pagina mostra due figure trafitte da un serpente e da una lancia, due delle innumerevoli torture dell’inferno mentre il retro (verso) è il diagramma degli inferni dove sono comminate queste punizioni.

Esempi simili:
The Jain Cosmology, pag. 67 e 81

35. LOKAPURUSHA
Gujarat
XVIII secolo
Tempera su carta
Cm. 25 x 11
prezzo su richiesta

36. I 24 TIRTHANKARA SUL MONTE ASHTAPAD
India
XIX secolo
Tempera su carta
Cm. 33 x 21
prezzo su richiesta

37. MALLI IL XIX TIRTHANKARA
India
XIX secolo
Tempera su carta
Cm. 13 x 14
prezzo su richiesta

38. JINA STANTE
Karnataka
XIV-XV srcolo
Bronzo
Cm. 22
Prezzo su richiesta

39. PARSHVA E I 24 TIRTHANKARA
India
XIX secolo
Tempera su carta
Cm. 44 x 31
prezzo su richiesta

40. MAHAVIRA
Maharashtra
XVIII secolo
Bronzo
Cm. 16
Prezzo su richiesta

41. UNA FAMIGLIA DELLA SETTA STANAKAVASI
India
XIX secolo
Tempera su carta
Cm. 13 x 19
prezzo su richiesta

42. YANTRA
Rajastan
XIX secolo
Tempera su carta
Cm. 42 x 44
Pubblicato: Tokyo, 1979
prezzo su richiesta

43. GOMEDHA E AMBIKA
India settentrionale
XII/XIII secolo
Granito
Cm24 x 15
Prezzo su richiesta

Alla base della stele si vedono le sette Dee-Madri, manifestazioni dell’energia femminile creatrice (Shakti) che, come numerose divinità hindu, sono state cooptate dall’iconografia jainista, quasi sempre con un nome diverso da quello originale. Molte di queste divinità dell’Induismo più antico, definite yaksha (m) e yakshi (f) – forze protettrici della natura – divennero assistenti dei Jina e sono raffigurate al loro fianco. L’assimilazione di divinità precedenti è comune a tutte le religioni e quindi anche a quelle indiane; l’induismo assorbì molte divinità appartenenti a culti autoctoni e lo stesso accadde per il buddhismo e il jainismo.

Anche le due figure centrali sono di derivazione hindu: Gomedha a sinistra con un fiore di loto e Ambika che sostiene un bambino con la gamba. Sono sedute nella “posizione regale” (lalitasana) e in mezzo a loro si erge il tronco dell’albero di Ashoka  (vedi pag. 999) sulla cui sommità siede Neminatha, il XXII Jina, avvolto dalle lunghe fronde.

Pubblicato:
The Peaceful Liberators, pag. 137.

44. TAVOLINO RITUALE
Rajastan
XIX secolo
aLegno dipinto
Cm. 9 x 42 x 36
prezzo su richiesta

45. GUARDIANO DI TEMPIO
Gujarat
XIX secolo
Legno policromo
Cm. 102
prezzo su richiesta

46. L’ENTRATA DI INDRA SABHA
India
XIX secolo
Acquatinta
Cm 48 x 65
Prezzo su richiesta

Il più grande dei templi jain  fu scavato nell’ultima fase di costruzione di Ellora e risale al Periodo Rashtrakuta, al IX secolo. L’accesso al tempio avviene oggi tramite la porta ricavata nel bel mezzo del muro di cinta, che ai tempi dei Daniells non c’era, per cui si riusciva a vedere bene l’altare e la colonna.

47. UN JINA NELLA POSIZIONE KAYOTSARGA
Karnataka
XIX secolo
Bronzo
Cm 18
Prezzo su richiesta

48. UN JINA NELLA POSIZIONE DEL LOTO
Karnataka
XIX secolo
Lega di rame
Cm 12
Prezzo su richiesta

49. ALTARE DI NEMI
Gujarat
Datato 1706
Bronzo e argento
Cm. 18,7
Prezzo su richiesta

Renzo Freschi
info@renzofreschi.com
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