14 Mag CATALOGO DI PRIMAVERA 2024
1. BODHISATTVA PENSOSO
Arte del Gandhara, Nord Pakistan
II / III secolo
Scisto, H. 31 cm
Prezzo su richiesta
In questo rilievo, il bodhisattva siede sotto un padiglione, di lato a un capitello. Alla sua sinistra compaiono altre due figure; una, in basso, con una ghirlanda, l’altra incorniciata in un’edicola con le mani in preghiera. La scena suggerisce un’impressione generale di intima e pensosa riflessione: gli occhi sono aperti ma lo sguardo sembra perdersi in una dimensione di grande dolcezza e serenità interiore.
Questa suggestione intimistica, così rara in gran parte dell’arte orientale, è certamente la caratteristica più affascinante di questa scultura, che appare come un’icona della religiosità umana.
L’opera è stata presentata alla mostra “L’Arte del Gandhara” e pubblicata sul catalogo a pag. 47.
2. UNA CAROVANA
Arte del Gandhara
Nord Pakistan
Scisto, cm. 15 x 44
Prezzo su richiesta
Chiudete gli occhi e immaginate le carovane che collegavano la Grecia all’India e l’India alla Cina diffondendo idee, religioni, filosofie e commerci. Aprite quindi gli occhi e guardate questo rilievo del Gandhara del II secolo: ecco come un artigiano-artista greco o locale ha rappresentato questo incontro tra culture: cavalli e buoi che tirano il carro pieno di mercanzie e poi il capo carovana che controlla il lavoro e,
davanti a lui, un cammello per affrontare il deserto dell’Asia centrale, e inservienti che scaricano le mercanzie per riporle in un magazzino…
E’ un tema insolito per l’arte del Gandhara , la scena, illustrata con piacevole e accurato realismo, ci offre una immagine della vita di quei tempi che in alcune regioni dell’Asia è rimasta praticamente immutata quasi sino ai nostri giorni.
Il rilievo è stato esposto alla mostra “L’arte del Gandhara” e pubblicato a pag. 24 e 25 del catalogo
3. BUDDHA EMACIATO
Arte del Gandhara,II – III secolo
Scisto, cm. 12 x 21
Prezzo su richiesta
Intorno a questo Buddha emaciato ci sono solo due figure di devoti, una maschile (a destra) e l’altra femminile, e una colonna che appare sulla sinistra. Il Buddha si è lasciato andare al digiuno per raggiungere l’illuminazione, e il suo corpo quasi inscheletrito mostra le costole in evidenza.
Il Buddha rinunciò tuttavia alla pratica del digiuno, avendo capito che era inutile e che non è rinunciando agli oggetti del nostro desiderio che ci si libera, ma rinunciando al desiderio stesso.
L’opera è stata presentata alla mostra “L’Arte del Buddhismo” e pubblicata sul catalogo a pag. 43
4. IL PARINIRVANA DEL BUDDHA
Arte del Gandhara, II – III secolo
Scisto, cm 22 X 29
Prezzo su richiesta
Il fregio descrive la morte del Buddha o meglio il suo ingresso nel nirvana. Egli giace sul fianco sinistro e poggia il capo sul braccio piegato; la veste gli copre interamente il corpo e il capo è incorniciato dal nimbo. E’ circondato da allievi e seguaci;
il discepolo Aniruddha porge la mano verso il compagno Ananda, prostrato dal dolore, per aiutarlo a sollevarsi da terra; ai piedi del letto, di spalle, un altro discepolo -Subhadra- siede in meditazione.
L’opera è stata presentata alla mostra “L’Arte del Buddhismo” e pubblicata sul catalogo a pag. 76.
5. TELANGIN MATA (?)
India, Bastar, XX secolo
Ottone, fusione a cera persa
H. cm 16
Prezzo su richiesta
L’autore di questa statuetta ha creato una composizione di forme geometriche: il torso triangolare, il semicerchio dell’aureola e i cilindri delle gambe. La figura sembra tutta avvolta da uno scafandro dal quale spunta la testa del dio. Ha due braccia che tengono altrettanti piatti rituali ma sembra averne altre due che reggono l’arco fiammeggiante sopra il capo.
Il corpo è interamente coperto da una sorta di corazza lavorata, con rinforzi alle gambe e una fascia metallica che copre i fianchi. E’ una figura arcaica fuori dal tempo, come un archetipo che mescola umano e divino.
6. DUE STATUINE DELLA DEA DANTESVARI
India, Bastar, XX secolo
Ottone, fusione a cera persa
H. cm 16 e 20
Prezzo su richiesta
Le due figure rappresentano Dantesvari, una manifestazione della dea Durga tipica del Bastar, riconoscibile per il tridente che entrambe impugnano, mentre con l’altra mano reggono un piatto che contiene simbolicamente il sangue dell’animale sacrificato. Quella più piccola ha il busto di forma triangolare con spalle possenti, indossa una corta gonna plissettata, il petto è in parte ricoperto di pesanti monili.
Più stilizzata ma anche proporzionata è quella più alta resa solenne dall’aureola fiammeggiante che ne incornicia il capo. Ha una corona che regge un secondo piatto rituale e due enormi orecchini che decorano la testa dal volto fortemente stilizzato.
7. PARDESIN MATA (?)
India, Bastar
Prima metà XX secolo
Ottone, fusione a cera persa
H. cm 20
Prezzo su richiesta
Da dove proviene questa figura così arcaica, misteriosa, con gli occhi da pesce, le orecchie aperte come ali, la bocca larga e carnosa, il collo racchiuso da grossi collari, la testa pettinata a trecce con sopra un piatto rituale che vorrebbe essere una corona regale?
Tiene nelle mani un bastone rituale e un piatto, ha il corpo a clessidra decorato da placche sghembe e ricoperto di scarificazioni, le gambe invece sono nude, in parte nascoste da un lungo grembiule che scende fino ai piedi. E’ semplice ma elaborata, stilizzata ma complessa: un piccolo capolavoro.
8. MATA DEVI (?)
India, Bastar, XX secolo
Ottone, fusione a cera persa
H. cm. 16
Prezzo su richiesta
Ecco il divino extraterrestre che si presenta con due piattini di offerte sorretti dalle lunghissime e sottilissime braccia. Un imponente aureola circondata di fiamme incornicia la testa dall’espressione amichevole. Massicci bracciali, collane, cavigliere e piastre ricoprono gran parte del collo e sulle gambe tozze spuntano le ginocchia rotonde.
Questa è sicuramente una libera ed eterodossa interpretazione ma le figure Bastar come quelle Gond e di tutte le etnie dell’India centrale mostrano una fantasia senza limiti.
9. DUE FIGURE SU UN’ALTALENA
India, Bastar
Metà XX secolo
Ottone, fusione a cera persa
Cm 10 x 11
Prezzo su richiesta
E’ forse una coppia di sposi oppure di divinità: riccamente ingioiellate e abbigliate e pettinate con una lunga treccia, sono sedute su un’altalena di cui rimane solo il supporto sinistro che termina con un gancio. L’altalena è un elemento importante della religione delle tribù Muria (una delle varie che abitano nel Bastar) perché le vertigini volutamente provocate dal movimento ondulatorio sono considerate un mezzo per entrare in una condizione divina.
Il piacere del quasi-volare con la perdita del controllo del corpo portano a uno stato alterato di coscienza, considerato un’importante esperienza religiosa. Le figure sono modellate con piacevole realismo e i visi hanno un’espressione gioiosa, forse dovuta al volo magico dell’altalena.
10. DIVINITA’ CON 4 BRACCIA
India, Bastar, XX secolo
Ottone, fusione a cera persa
H. cm 13
Prezzo su richiesta
Ha quattro braccia che portano altrettanti oggetti rituali e sulla testa regge il piatto delle offerte. E’ sicuramente una divinità potente dato che le statue Bastar con quattro braccia sono molto rare. La figura è modellata con una cura particolare sia nei lineamenti del viso sia nei gioielli e nel costume a rete che la ricopre. Sulla schiena scende una lunga treccia.
11. KHANDA KANKALINI (?)
India, Bastar, XX secolo
Ottone, fusione a cera persa
H. cm 10
Prezzo su richiesta
E’ un’insolita immagine di Khanda Kankalini seduta su uno sgabello con il busto piegato all’indietro. E’ visibile il realismo con il quale è stata modellata, le proporzioni del corpo, i lineamenti del viso, i capelli pettinati a trecce raccolte sul capo, i pesanti collari che ornano il petto e il lungo grembiule che ricorda una pelle di tigre.
12. DUE DIVINITA’ FEMMINILI
India, Bastar, XX secolo
Ottone, fusione a cera persa.
H. cm 11 e 12
Prezzo su richiesta
Queste due divinità femminili, uguali in altezza, differiscono solo in quanto una ha gli occhi aperti e l’altra chiusi, e perché sono diversamente abbigliate: quella a sinistra, con gli occhi chiusi, presenta maggiori ornamenti, la solita bella lunga treccia di capelli e il consueto grembiule lungo sui fianchi che cade davanti; quella di destra ha occhi aperti, è più stilizzata e più cruda nella sua nudità, solo il lungo grembiule la copre, e un grande tridente la rende minacciosa.
13. MISURA PER GRANAGLIE
India, Bastar, XX secolo
Ottone, fusione a cera persa
H 13 cm. – diam. 16 cm
Prezzo su richiesta
Talvolta anche gli oggetti d’uso quotidiano sono delle opere d’arte come questo contenitore che serviva per misurare riso, grano e altri alimenti. Contenitori, mestoli, lampade e mille altri utensili dovevano durare nel tempo e resistere a un uso continuo. Avrebbero potuto essere fatti in tutta semplicità ma talvolta un artigiano capace e con un meraviglioso senso estetico ha deciso di abbellire questo vaso con una forma particolare
e lo ha ricoperto di un reticolo di fili, losanghe, rombi, piastrine e infine, per non dimenticare che viviamo tra il cielo e la terra, con i simboli del sole e della luna. Al centro sporge un anello al quale era probabilmente agganciato un coperchio. Sono decori che trascendono la pura necessità e che confermano come il senso del bello e il piacere di cercarlo siano sempre esistiti.
14. RITRATTO DI GENTILDONNA DEL QUINTO RANGO
Dinastia Qing (XIX secolo)
Inchiostro e colore su carta
Cm 131 x 72
Prezzo su richiesta
La dama è ritratta con indosso la veste di corte semiformale di epoca Qing accuratamente resa in ogni dettaglio. Gli onori del quarto rango sono conferiti mediante l’insegna raffigurante un’oca sul quadrato mandarinale. Sul capo la gentildonna indossa una tiara ornata da fenici dorate e da pendenti di perla che scendono simmetrici ai lati del viso.
La figura appare maestosa e, sebbene il volto sia reso con dovizia di dettagli (da notare le rughe attorno alla bocca e sulla fronte), l’attenzione si rivolge soprattutto alla veste sontuosa che ne determina altresì lo status: caratteristica del periodo Qing è infatti l’importanza attribuita all’abbigliamento.
Il dipinto è stato presentato alla mostra “Sguardi dal passato” e pubblicato sul catalogo a pag. 12-13.
15. HU ZHENLANG
Vele sul fiume Lijiang a Guilin, 1983
Inchiostro su carta
Cm 87,5 x 46
Prezzo su richiesta
Hu Zhenlang (1938) è un artista che si è dedicato alla pittura tradizionale cinese del paesaggio (inchiostro su carta). Ha fatto parte parte del Consiglio dell’Associaziuone Artisti Cinesi di Shanghai. La scritta in verticale con sigillo dell’artista recita: “Vele sul fiume Lijiang, dipinto da Hu Zhenlang nell’anno Guihai (1983), Guilin, Yangshuo”.
Il dipinto si ispira a uno dei paesaggi più famosi e suggestivi della Cina: il fiume Lijian, i canali e i laghi di Guilin da dove si alzano formidabili picchi ricoperti di vegetazione e dove la natura sovrasta le piccolissime imbarcazioni di pescatori secondo il tradizionale concetto che vede la natura prevalere sull’uomo e non viceversa come nel mondo occidentale.
16. COPPIA DI TIGRI PORTA TAMBURO
Cina – Dinastia Zhou – Periodo degli Stati Combattenti (475-221 a.C.)
Legno laccato e dipinto (datazione confermata dal test Carbonio 14)
Cm 25 x 42 x 18
Prezzo su richiesta
Questa coppia di tigri faceva parte di un complicato porta tamburo rituale. Nel foro sul loro dorso erano infilate le zampe di due fenici, che col becco reggevano il tamburo. Le tigri sono in legno massello ricoperto di lacca nera con decorazioni rosse. L’espressione del muso è accattivante, e il rosso vivace dei disegni, delle orecchie e della lingua si staglia sul nero della lacca.
17. MASCHERA DI GUAN YIN
Cina, Dinastia Ming, (XV – XVII secolo)
Fusione di ferro (ghisa) con tracce di policromia
H. cm 29
Prezzo su richiesta
Durante la dinastia Ming furono prodotte statue di ghisa che, per le difficoltà tecniche di fusione, raramente avevano la qualità di finitura di quelle in bronzo o in lega di rame. E’ quindi raro trovare una maschera come questa, dove la semplicità dei volumi ha permesso di ottenere un volto così espressivo, permeato da una serena spiritualità.
18. Buddha Śākyamuni con scene dell’Avadānakalpalatā
Tibet, XIX secolo
Tempera su cotone, cm 75 x 48
Prezzo su richiesta
Questa thangka mostra al centro il Buddha Śākyamuni nell’atto di toccare la terra, chiamandola a testimoniare la sua illuminazione. Intorno a lui vediamo scene tratte dall’Avadānakalpalatā, un’opera redatta nel 1052 circa da Kṣemendra, un poligrafo kashmiro dell’XI secolo. L’Avadānakalpalatā raccoglie vari racconti edificanti (108 in totale) delle vite (incluse quelle precedenti) del Buddha, dei suoi discepoli, asceti e vari altri personaggi, mostrando diverse fasi del percorso di purificazione e autodisciplina che porta all’illuminazione e alla liberazione. Tradotti in tibetano nel XIII secolo (c. 1270), questi racconti popolari entrarono a far parte del Canone Buddhista e ben presto trovarono posto nelle raffigurazioni pittoriche sulle pareti dei monasteri e, come in questo caso, sulle pitture su stoffa.Questa thangka faceva probabilmente parte di una serie di 31 illustranti una selezione dall’Avadānakalpalatā. Nello specifico illustra l’Avadāna n. 67, la Storia di Saṅgharakṣita. Le varie scene sono indicate da piccoli pannelli rossi che portano l’indicazione del numero e del titolo del capitolo da cui è tratta la storia. Sulla nostra thangka vediamo quattro di questi pannelli, tre sul lato destro e uno sulla sinistra all’altezza della testa del Buddha. Si può trovare una descrizione completa delle 31 thangka dell’Avadānakalpalatā nel Tibetan Painted Scrolls di Giuseppe Tucci, thangka 64-94 del vol. II dove la tavola 120 corrisponde esattamente a quanto raffigurato sulla nostra thangka. Il testo della Storia di Saṅgharakṣita è ugualmente fornito in Tibetan Painted Scrolls vol. II, p. 506 (per l’edizione italiana si veda G. Tucci, La pittura sacra del Tibet, Il Cerchio 2015, 2 voll. con 2 DVD). Questi 31 dipinti derivano tutti da una serie di 31 disegni ottenuti da matrici lignee presso la stamperia di sNar-thang, che fissarono l’iconografia per tutte le thangka illustrative dell’Avadānakalpalatā, fornendo quindi uno standard iconografico di riferimento per i pittori di thangka e assicurando uniformità nella suddivisione dei capitoli. In tutte queste thangka il Buddha costituisce sempre la figura centrale, l’unica variazione è data dal mudrā che è ogni volta diverso.
19. IL TEMPIO DI SHIVA ALL’INTERNO DELLE GROTTE DI ELEFANTA
Thomas & William Daniell
Acquatinta, Cm. 48 x 65
Pubblicata sotto la direzione dei Daniell il I Marzo 1800
Prezzo su richiesta
Uno shivalinga nel suo santuario si porge alla devozione dei fedeli nel cuore di questo tempio scavato nella roccia, sorvegliato da coppie di enormi figure di guardiani poste lungo le entrate di accesso ai quattro lati. Il soffitto piatto è sorretto da belle colonne in parte lavorate, mentre l’ammasso di rocce collassate alla sinistra dell’immagine rivela quello che era un accesso naturale al tempio.
20. RITRATTO DI CORTIGIANA
India, Rajasthan, XIX secolo
Pittura su vetro
Cm. 31 x 23
Prezzo su richiesta
Questo ritratto dipinto su vetro appartiene a una tipologia in auge alla corte Moghul. La donna che ci guarda serenamente potrebbe anche essere cinese per il misterioso taglio degli occhi, o portoghese per la foggia del cappello. La veste sottilissima con un seno a vista e i molti gioielli non lasciano invece dubbi sul suo ruolo, quello di una bella cortigiana avvezza alla vita di corte.
La presenza di numerosi e pregiati fili di perle la designa come un personaggio di una certa importanza, forse la preferita del maharaja.
Pubblicato a pag. 55 del catalogo della mostra “Oggetti che si raccontano”
21. PORTA DIPINTA
India, Rajasthan, XIX secolo
Legno massello con ingobbio e tempere
Cm 131 x 86
Prezzo su richiesta
Le spesse cornici applicate a rilievo sul fondo formano sei riquadri irregolari. E’ un trionfo vegetale: ogni riquadro è riempito da un albero rigoglioso con un’esplosione di rami, foglie e fiori dai mille colori; il fondo nero accentua il contrasto cromatico e gli aironi bianchi agli angoli di ogni riquadro spiccano il volo in ogni direzione.
La pittura rajput è una delle più importanti scuole indiane di miniatura. Ha influenzato tutta l’arte del Rajasthan e ha reso splendenti gli arredi dei palazzi dei maharaja e i costumi tradizionali con un arcobaleno di colori che sembra supplire al colore monocromatico del deserto di gran parte della regione.
22. CHAMUNDA UNA DELLE 7 DEE MADRI (Saptamatrika)
India centrale, X/XI sec.
arenaria, H. 23 cm
Prezzo su richiesta
Nello scontro primordiale tra dei e demoni, Chamunda fu creata per distruggere i demoni Chandra e Munda, dei quali assunse il nome; ma Chamunda è anche una delle “Sette dee madri” (saptamatrka), sette differenti forme dell’antichissimo culto della dea-madre, ancora più importante di quello delle divinità maschili.
La sua appartenenza alla famiglia di Shiva (Durga è la moglie di Shiva) si deduce anche dalla forma dell’acconciatura, composta da una alta crocchia di treccine.
In questo piccolo rilievo, la dea ha otto braccia, che impugnano i rispettivi oggetti rituali, danza sul corpo sdraiato di una figura maschile ed è circondata in alto, da due figure volanti che lasciano cadere ghirlande fiorite e, in basso, da altre due danzanti.
E’ una scena di grande dinamismo intagliata nella pietra con una straordinaria cura dei dettagli come una miniatura scolpita.
23 . VIRABADHRA
India, Karnataka, XIX secolo
Argento sbalzato
Cm 21 X 14
Prezzo su richiesta
E’ la classica immagine della feroce manifestazione di Shiva affiancato da Uma e Daksha, ma è uno sbalzo di grande qualità, con un rilievo praticamente tridimensionale, lavorato su un materiale pregiato. La figura di Virabhadra è potente e al contempo dinamica, cesellata in ogni dettaglio e resa preziosa dalla lamina d’oro che ricopre inaspettatamente la fronte del dio, un bracciale e la mano che impugna la spada.
24. GARUDA
India, Karnataka,
XVIII secolo
Lega di rame parzialmente dorata
H. cm. 13
Prezzo su richiesta
Che delizia questa immagine in miniatura di Garuda, uccello dal corpo umano con ali e testa d’aquila. E’ il veicolo di Vishnu e acerrimo nemico degli asura, i demoni; le sue epiche gesta sono raccontate nei Purana e nel Mahabarata. In questo bronzetto è stante con le mani giunte in preghiera e le ali spiegate; porta gli abiti e i gioielli degli dei e il suo naso è effettivamente aquilino. Cesellato alla perfezione, è reso più vitale dal contrasto tra il colore bruno del rame e quello lucente dell’oro.
25. NARASIMHA, uomo-leone quarto avatar di Vishnu con Prahlada.
India, Maharashtra (?), XIX secolo
Bronzo, H. 6,5 cm
Prezzo su richiesta
La leggenda narra che un demone avesse ricevuto da Brahma il dono della quasi immortalità per cui non poteva essere ucciso né da uomo né da animale, né di giorno né di notte, né in casa né fuori, ed essere invulnerabile alle armi. Allora Vishnu diventa un essere in parte ferino e in parte umano e lo colpisce al crepuscolo, sulla soglia di casa, straziandolo con i propri artigli, nell’unico istante in cui il demone non era immortale.
Il demone che Narasimha uccide è il padre di Prahlada che aveva minacciato di uccidere il figlio (qui di fianco al dio). Prahlada allora si era rivolto a Vishnu che, incarnatosi come Narasimha, aveva difeso il giovane devoto. Simbolicamente la leggenda rappresenta la vittoria della fede (indù) su tutto ciò che vi si oppone, anche sui vincoli di sangue come in questo caso.
26. DURGA NELLA FORMA MOMAI
India, Karnataka(?), XVIII secolo
Lega di rame
H. cm. 13
Prezzo su richiesta
Durga siede su un trono sorretto da pavoni e pappagalli con un cammello al centro e ai piedi i simboli delle cinque costellazioni. La presenza del cammello designa una forma particolare della dea Durga chiamata Momai. Dietro la dea si eleva un toran (arco dell’onore) finemente traforato con in basso due pavoni e al centro due vyala che sostengono un elaborato arco con in cima una grande maschera di kirttimukha.
Un cobra sporge il cappuccio con cinque teste per proteggere il capo della dea. Tutto questo in pochi centimetri con una straordinaria precisione dei dettagli, cesellato come un gioiello.
27. BABY-KRISHNA DANZANTE (Balakrishna)
India meridionale, Regione del Tamil Nadu
XVIII / XIX secolo
Bronzo
H. 13,5 cm
Prezzo su richiesta
Balakrishna, Krishna “fanciullo”, è la rappresentazione del bambino divino, verso il quale il cuore del devoto è mosso da materno amore. Probabilmente posto in origine su un altare domestico, questo gioviale dio-bambino è impegnato in un’acrobatica danza, secondo la sua natura allegra e dinamica; qui è colto in una delle sue classiche marachelle: il furto del burro. Il corpo rotondo è adorno di collane e bracciali: sembra di sentirli tintinnare al ritmo dei suoi movimenti.
28. GANESH
Cambogia, XV / XVI secolo
Bronzo
H. cm. 4,5
Prezzo su richiesta
E’ una rara immagine cambogiana di Ganesh, con quattro braccia e le mani che impugnano altrettanti oggetti rituali. Un cobra gli avvolge il busto e apre il cappuccio sulla spalla sinistra; intorno a fianchi e gambe il dio indossa il tipico sampot cambogiano. Un elemento davvero insolito è la presenza dei tanti teschi alla base della statuetta.
29. SHIVA CON 4 BRACCIA
India, Karnataka o Maharashtra
XVIII secolo, fusione di bronzo
H. cm. 16,5
Prezzo su richiesta
E’ Shiva, con quattro braccia che reggono il tridente, un tamburello a due facce, una spada e una ciotola. Porta abiti e gioielli regali e due alti zoccoli di legno solitamente indossati dagli asceti. L’uso devozionale ha in parte consumato i dettagli della statua lasciandone però intatto il colore.
30. NANDI, IL TORO SACRO
India, Maharashtra
XVIII secolo
Bronzo, H. cm. 11,5
Prezzo su richiesta
Nandi è il toro sacro, l’animale divinizzato più antico del pantheon indù. La sua statua troneggia di fronte a tutti i templi dedicati a Shiva, del quale è inseparabile veicolo, e poichè rappresenta la potenza fecondatrice, è posto davanti allo shivalinga, il fallo di Shiva. Nonostante la sua mole, le sue statue hanno forme morbide e proporzionate, spesso adorne di lunghe corna, esattamente come appaiono gli operosi zebù che tuttora lavorano nelle campagne indiane.
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